di Lamberto Ingaldi
Totila aveva raso al suolo le mura della città impedendo ai Greci ogni possibile riutilizzazione. La caparbietà dell'imperatore bizantino Giustiniano I dispose una controffensiva; il comando degli eserciti fu affidato allo stesso Belisario che sarà sostituito da altro generale imperiale, Narsete (zio di S. Artelaide, giovane donna che per sfuggire alle insidie della corte bizantina, raggiunse lo zio a Benevento, ove condurrà una santa vita, infondendo nel cuore del popolo l'amore per la Vergine Maria, quella Vergine che sarà chiamata "delle Grazie" e diventerà la celeste patrona di Benevento e del Sannio). Con la morte di Totila (552) e la disfatta delle sue truppe (555), ormai rimaste disorientate senza una guida sicura, Benevento, stremata dalle terroristiche incursioni, soggiace all'autorità greca, riprendendo lentamente il ritmo quotidiano
- Principato grande (774 - 848)
- Principato piccolo (848 - 1077).

Un pericolo però incombeva sul Ducato: la minaccia di una invasione normanna che non tardò a verificarsi nel dicembre 1077, quando Roberto il Guiscardo tentava di conquistarlo, e solo quando i Beneventani pagarono un riscatto di 4.500 bisanti d'oro, l'ombra della sciagura si dissolse. Dopo tre anni, il 20 giugno 1080, con il trattato di Ceprano stipulato da Papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana) e Roberto il Guiscardo, si sancisce il riconoscimento del dominio normanno su gran parte dell'Italia meridionale ad eccezione di Benevento che resta definitivamente sotto il potere
La ricostruzione dunque prevedeva un considerevole ampliamento della Chiesa, suggerito dal Contestabile di Benevento, Landolfo della Greca. I lavori iniziarono ufficialmente nel 1110, notizia confermata dal cronista Falcone Beneventano, asserendo che nel l124 i lavori procedevano con sollecitudine, ma si prolungheranno fino al 1179 sotto l'episcopato del Card. Ruggiero ovvero, quando si compone la facciata del Duomo in stile romanico, partecipando il Presule personalmente allo studio e alla impostazione del portale, così come appare oggi. I disastrosi eventi dell'ultimo conflitto mondiale non hanno risparmiato la porta di bronzo, meravigliosa opera di due anonimi artisti, definita da Adolfo Venturi: "il maggior poema sacro dell'età romanica nel mezzogiorno d'Italia". L'11 febbraio 1279 inizierà la costruzione del campanile aggregato sul lato est della facciata e sorgerà imponente da una base quadrata ingentilito dalle armoniose e caratteristiche bifore gotiche. Nel XIII sec. Benevento è teatro di altro episodio di non trascurabile importanza, tanto da indurre il sommo poeta Dante a farne menzione nel terzo canto del Purgatorio: Se il Pastor di Cosenza che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in Dio ben letta questa faccia, l'ossa del corpo mio sarieno ancora in cò del ponte presso a Benevento sotto la guardia de la grave mora... Ecco ciò che avvenne! Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e nipote di quel Federico I detto il Barbarossa, dopo la morte del padre (1250) resse provvisoriamente il Regno di Sicilia, in sostituzione del fratellastro Corrado IV legittimo erede, fino a quando questi ne prese possesso. Alla immatura ed improvvisa morte di Corrado doveva succedere il figlio Corradino, e Manfredi, sostenuto da Papa Innocenzo IV, interviene ancora una volta, giustificando la giovane età dell'erede e quindi nessuna garanzia al Regno. Nel 1257 Manfredi godeva di un incontrastato dominio e a questo aggiungeva anche il protettorato della pontificia città di Benevento che la Chiesa aveva ricevuto dai normanni. A scompaginare il pretenzioso programma di Manfredi è il nuovo Papa Urbano IV che inizia una pericolosa politica disgregatrice per il regno di Sicilia, riesaminando la possibilità di trovare un re disposto ad essere vassallo della S. Sede. Il Papa conclude con Carlo d'Angiò Conte di Provenza, il trattato del 17 giugno 1263 con il quale il Regno di Sicilia diventava feudo della Chiesa. Con questo accordo la sorte di Manfredi è segnata. Il 6 gennaio 1266 a Roma, cinque cardinali poggiano la corona regale sul capo di Carlo d'Angiò. L'esercito franco-provenzale superando alcune schermaglie con truppe ghibelline, attraversa l'Italia settentrionale e centrale; giunge a Roma il 3 febbraio 1266 proseguendo verso il sud. Sul Garigliano violerà le frontiere del Regno e su questo ponte il legato pontificio immette Carlo nel pieno possesso del Regno, feudo della Chiesa.

Carlo d'Angiò, occupata la città, pervaso dall'euforia della vittoria permise alle sue soldatesche saccheggi ed incendi. Benevento, dopo quest'altra tristissima esperienza, ritorna alla S. Sede per iniziare un nuovo capitolo, le cui premesse però si presentano avare di speranze, in un clima di tensione che non consentirà serene valutazioni di ripresa. La realtà del nuovo dominio, affidato prima ai Rettori pontifici poi ai Governatori ed infine ai Delegati, non riscosse unanimi consensi sia per non aver saputo educare il popolo al sentimento di leale sudditanza, sia per la forma di governo che il più delle volte si esercitava con assurda grettezza e con l'aggravante di privilegiare esclusivamente la classe dei nobili.

Papa Giovanni XXII accolse la richiesta di Guglielmo e ordinò la costruzione di una Rocca i cui lavori iniziarono il 5 luglio 1320, sorgendo in un'ottima posizione strategica, realizzandosi un progetto che ricalcava il modello delle grandi costruzioni militari del sud della Francia (Carcassone e Avignone); massiccio edificio, addossato alle mura della città, adiacente alla Porta Somma. La Rocca, detta dei Rettori, rimarcherà in maniera sorprendente le caratteristiche tecniche dell'architettura militare del XIV sec. che si riscontrano nel Castello dei Papi di Avignone. Quanti personaggi hanno ospitato le silenti mura della Rocca! Se ne cita qualcuno per pura curiosità: - Papa Urbano VI nel 1385 trova rifugio per sottrarsi alle minacce di Carlo III di Durazzo; - nel 1443 Alfonso I d'Aragona, convoca tutta la nobiltà napoletana per preparare l'assedio di Napoli e abbattere la dinastia angioina; - dal 1586 i locali sotterranei vengono adibiti a carcere e questa destinazione d'uso durerà fino al 1865. Intanto dal XIV al XVIII sec. il Ducato pontificio di Benevento attraversa un periodo di tollerante tranquillità compensato però da una ripresa di tutte le attività: artigianato, commercio, cultura, arti, professioni. La vita, subordinata agli eventi naturali, scorre tra gioie e dolori; le gioie, come sempre, di effimera durata, i dolori di prolungato effetto. In ogni secolo, con sistematica puntualità, Benevento è stata martoriata da movimenti tellurici, alcuni disastrosi, come quello del 5 giugno 1688, e come sempre ha saputo trovare energie disponibili, idonee a ripristinare l'ordine delle cose.
Quando l'esercito francese entrerà in Roma il 10 febbraio 1798 ed instaura la repubblica, Ferdinando IV Re di Napoli occupa Benevento con il pretesto di custodire il Ducato alla S. Sede. Breve custodia! Il 19 gennaio 1799 entra in Benevento una brigata del Gen. Broussier. L'emblematico albero della libertà sarà innalzato in Piazza Orsini il 23 febbraio 1799. Prenderà poi possesso della città e del contado il francese Carlo Popp (7 aprile 1799) proclamando ufficialmente l'aggregazione del ducato pontificio di Benevento alla repubblica francese. L'allocuzione rivolta al popolo e ai soldati di Benevento dirà tra l'altro: "... una nuova luce risplende per voi in questo giorno, o cittadini Beneventani. La grande e generosa Nazione Francese viene ad assicurarvi il godimento de' sacri diritti dell'uomo e del cittadino...". Il fervore cristiano del popolo risponderà il 27 marzo 1799 bruciando l'albero della libertà e nello stesso luogo, per iniziativa di S. Gaspare del Bufalo, nel 1815 sarà innalzata una pesante croce di ferro, testimonianza di una fede sofferta. Papa Pio VII (Gregorio Chiaramonti) nominava il 5 ottobre 1800 governatore pontificio, Mons. Stefano Zambelli, per assicurare le normali funzioni, in quanto l'intromissione borbonica sosteneva e riconosceva soltanto l'utile dominio del Papa. A seguito di una chiarificazione avvenuta il 9 aprile 1802, Ferdinando IV ritira le truppe da Benevento restituendola al Papa, grazie anche all'interessamento diretto di Napoleone. L'Imperatore dei Francesi poneva intanto sul trono di Napoli suo fratello Giuseppe, ed essendosi fortemente irritato dal netto rifiuto del Papa a non volere riconoscere il nuovo re partenopeo, il 5 giungo 1806 decreta l'annessione del Ducato pontificio di Benevento alla Repubblica Francese, assegnandolo a Carlo Maurizio Taìleyrand-Perigord, con il diritto di trasmetterlo ai suoi eredi maschi. Un reggimento di cavalleria comandato dal Generale Lanchantin occupa Benevento il 16 aprile 1806 a nome dell'Imperatore; questo generale sarà sostituito il 28 giugno da Alessandro Dufresne Saint-Leon, inviato dal Talìeyrand, e anch'egli sarà poi sostituito dall'alsaziano Louis de Beer (15 agosto) con il compito di svolgere funzioni di governatore. Con slancio generoso egli porterà una ventata di radicale rinnovamento in tutto il principato. Rendendosi conto della preziosità di tanti reperti storici disseminati in tutta la città, suggerì la formazione di un museo archeologico nella soppressa casa dei Gesuiti (attuale Convitto Nazionale "P. Giannone") e nello stesso edificio, per una maggiore diffusione della cultura, con un pubblico manifesto del novembre 1810, annunzia l'apertura del Liceo di Benevento. Promuove l'abbellimento dell'area antistante la chiesa di S. Sofia, oppressa da un recinto di mura irregolari e vecchie case, ottenendone un ampio spiazzale, collocandovi al centro un'artistica fontana, formata da una vasca circolare contenente quattro leoni sostenenti un obelisco di proporzionata grandezza e decorato alla sommità dalla bronzea aquila imperiale, simbolo della repubblica francese. Il Principato di Benevento sarà restituito alla Chiesa dopo quanto convenientemente concordato tra le maggiori potenze europee partecipanti al Congresso di Vienna (ottobre 1813 -giugno 1815). Decisione per di più patrocinata dallo stesso Principe di Talleyrand (ora Ministro di Luigi XVIII re di Francia) donde il Papa nominerà Mons. Luigi Bottiglia Delegato apostolico di Benevento, il quale si prodigherà a ristabilire la nuova autorità dal luglio 1816. Nel 1820 altri fermenti serpeggiano in terra sannita: questa volta l'organizzazione segreta dei Carbonari sarà quotidianamente presente con la cospirazione, per infondere nell'animo del popolo sentimenti di libertà e speranze di riscatto. Il nuovo Papa, PIO IX (Giovanni Maria Mastai), eletto il 16 giugno 1846, concederà l'amnistia a tutti i condannati politici ed in particolare rinvigorirà anche le speranze dei patrioti beneventani quando il 15 marzo 1848 emetterà: "Lo Statuto fondamentale per il governo temporale degli Stati della Chiesa". La città di Benevento esplose per le vie in una gioia indescrivibile inneggiando a Pio IX e alla Costituzione. Scoppiata a Roma la rivoluzione (1848), il Papa trova rifugio presso Ferdinando re delle due Sicilie a Gaeta (25 novembre 1848) e qui soggiornando gli giungerà notizia della protesta manifestata dai Beneventani su quanto accaduto. A tale dimostrazione di solidarietà, il Papa decide di visitare Benevento, possesso secolare della Chiesa e il 30 ottobre 1849 Pio IX entra nel territorio beneventano. Erano ad attenderlo alla Porta Rufina, il Gonfaloniere del Comune, il Card. Domenico Carafa della Spina, Arcivescovo di Benevento, i Cardinali Antonelli e Ferretti, il Governatore pontificio Mons. Pietro Gramiccia ed una folla festosa. Verso la fine del 1855 la città è afflitta da una desolante miseria, aggravata dalla imposizione di ulteriori gabelle. Il popolo reagisce in una generale sommossa detta: "rivoluzione delle frasche" (la folla in segno di pace e di giustizia agitava silenziosamente rami di acacia). Tale dimostrazione, pur non ispirandosi ad una matrice politica, contribuì al risveglio del movimento rivoluzionario, ormai presente nei vicini casali del Ducato. Il beneventano Salvatore Rampone il 13 febbraio 1860, nella qualità di esponente del locale comitato liberale di unità nazionale, si unisce al Comitato di Avellino e della Valle vitulanese per richiedere al Comitato di Napoli ogni possibile conforto per la costituzione della provincia di Benevento. Il Rampone viene eletto Presidente del Governo provvisorio il 2 settembre 1860 e il giorno successivo, quale commissario del Dittatore Garibaldi, si presenta al Delegato pontificio Mons. Agnelli per comunicargli la cessazione del dominio pontificio. A Napoli, il 25 ottobre, il pro Dittatore Giorgio Trivulzio-Pallavicino, emetteva il decreto relativo, il cui art. 1 così recitava: "L'antico Ducato di Benevento è dichiarato Provincia del Regno d'italia. Un'apposita legge determinerà la sua circoscrizione, nel fine di completare il territorio, proporzionalmente alle altre province". Il 15 maggio 1861, alla Camera dei Deputati di Torino è approvata a grande maggioranza la circoscrizione della Provincia di Benevento. Nel periodo risorgimentale e con l'unità d'Italia, Benevento, dopo le aspre e dolorose lotte vissute in un succedersi di domini e di civiltà, riesce a conquistare il suo vero ruolo aderendo con dignitosa partecipazione al progresso economico, sociale, politico e culturale della Nazione.
FONTE:
Articolo tratto dalla pubblicazione Web: BENEVENTO E LA SUA PROVINCIA.
Benevento nella storia - Copyright - 1999 - 2002 - © Fioravante BOSCO
ARTICOLO ORIGINALE
http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Benevento03.htm
Fotografie, annotazioni e riferimenti Web a cura della Redazione Apollosaincifre - Anno 2016 -