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Posta nella omonima frazione, non e' da escludere che in origine era una Cappella di Campagna, sottoposta a jus patronato laicale. A differenza della Chiesa Arcipretale di Apollosa la Cappella di s.Giovanni ha il pregio di presentarsi oggi come venne edificata la prima volta l'anno 1746.
Il primo nucleo abitato dell'attuale frazione San Giovanni e stato il Casale dei Grassi ( attuale Casa Grassi ), la cui costruzione testimonia il graduale e costante trasferimento dell'abitato dall'antica Terravecchia ( Taverna di Apollosa ) al luogo dove ora si trova.
Dal Registro dello Stato delle Anime dell'anno 1686 si rileva la presenza di un nucleo abitato composto da 7 case e 47 abitanti.
Il nucleo abitato di San Giovanni, aveva come luogo di culto la Cappella san Giovanni de Sala la quale fu costruita, con molta probabilità, nella prima meta' del XVI secolo; poche righe dell'Inventario Orsini ci ricordano che già nell'anno 1712 la chiesetta era diroccata e non piu' aperta ai fedeli.
I pochi fedeli per tutte le funzioni religiose e la messa domenicale si recavano poco piu' a valle, presso il castello di Apollosa, dove sorgeva la chiesa arcipretale dedicata a s. Maria dell'Assunta.
Il 17 luglio dell'anno 1614, il Cardinale Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini, consacro' al culto dei fedeli la nuova chiesa arcipretale, costruita laddove ancora si vede, in una localita' chiamata " Treduonni " ( attuale p.zza Pasquale Saponaro ); qualche anno più tardi la chiesa di contrada Terravecchia fu sconsacrata e chiusa al culto.
Il trasferimento della chiesa arcipretale da Terravecchia a contrada "Treduonni" provocò non pochi problemi agli abitanti dell'attuale frazione San Giovanni, per seguire le funzioni religiose.
La pluriennale situazione di disagio degli abitanti della Frazione, col passare degli anni, alimentò un forte sentimento di protesta finalizzato alla costruzione di una nuova chiesa alla frazione San Giovanni.
Fu scelto l'anno centenario del trasferimento dell'arcipretura da Terravecchia ad Apollosa, per mostrare in modo abbastanza evidente la non condivisione, il rammarico, per quanto era accaduto esattamente cento anni prima. Ovviamente questi loro sentimenti di protesta non appaiono in nessun atto ufficiale, nè cronaca del tempo, ma e' intuitivo immaginarli; manifestarli in modo palese, in un'epoca in cui il potere della Chiesa era illimitato, poteva essere del tutto controproducente, essendo assolutamente necesario, per la costruzione della chiesa, il parere positivo dell'arciprete don Girolamo Fiorenza.
Il giorno di sabato 2 marzo 1746, una nutrita delegazione degli abitanti della frazione San Giovanni, composta da:
Agostino e Cesare Pirozzi ambedue figli del fu Domenico,
Nicola Grasso fu Marzio,
Nicola Zerella,
Crescenzo Spagnuolo,
Carlantonio Formato,
Mercurio Verdino,
Pasquale Mazzone,
Giuseppe Spagniuolo,
Vincenzo Grasso,
Orazio Mignone,
Gaetano Verdino,
Domenico Mernone,
Nicola Grasso fu Alessandro,
Giovanni Catalano, Tommaso Grasso fu Francesco,
Vincenzo Pirozzo, Giuseppe Marromeo, Giuseppe Panniello, tutti cittadini del Casale denominato San Giovanni, si recò in via Francesca di Sopra, presso l'abitazione dall' arciprete don Girolamo Fiorenza . I portavoce della delegazione, Agostino e Cesare Pirozzi, entrambi eletti, cioè membri del parlamento locale ( consiglieri comunali ) fecero notare che la gente del luogo incontrava notevole difficolta', in special modo nei mesi invernali, a recarsi alla chiesa arcipretale per la messa festiva e per tutte le altre funzioni religiose.
Tutti i convenuti, di propria spontanea volontà, per venire incontro alle esigenze della loro comunità, si impegnarono alla costruzione ( a proprie spese ed entro tre anni da quel giorno ) di una chiesa filiale di quella arcipretale, come anche alla sua manutenzione e tutto l'occorrente per il culto.
Inoltre, si obbligarono a offrire all'arciprete carlini 15 annui per le funzioni religiose e per la Visita dell'arcivescovo.
La forza della fede e la necessita' di avere un luogo di preghiera non molto distante dalle proprie abitazioni spinse i convenuti a inpegnare,anche per il futuro, i loro beni sia mobili che immobili, come anche quelli dei loro eredi e discendenti: " ........ e fatta l'assertiva suddetta,volendo essi suddetti cittadini nominibus respective ut supra mandare al dovuto effetto la suddetta di loro deliberazione e stabilimento come sopra fatto,e di tutte le cose predette rogarne presente istromento,come si conviene, quindi e che oggi suddetto giorno [...] a tenore della suddetta risoluzione come sopra per essi fatta,terminata sarà la suddetta chiesa,prometto e s'obbligano insieme nelli suddetti respective nomi al che si obbligano ancora li di loro insieme eredi e successori in infinitum mantenerla,custodirla, e provederla di tutto quello lì sarà necessario......"
La copia originale dell'atto di fondazione della chiesa s.Giovanni Battista e' conservato presso l'Archivio di Stato di Avellino.
a.s. gennaio 2015